Poesia di Maria Grazia Vai e Paolo Amoruso; <br />tratta dalla silloge ALDEBARAN; <br />Voce di Gianni Caputi; <br /><br />Promettimi che resterai la cura, <br />che congiungerai il mio respiro <br />al baricentro di quell'universo <br />che deve ancora scriversi, ma che <br />si scrive comunque la notte, la nostra <br />quella delle falene, prede celesti dell'amore. <br />Resterò l'indaco dei tuoi passi, <br />quello che ti bacia il fiato, e che <br />quando non ci sei, ti aspetta, come <br />d'inverno il fuoco acceso, la nuova pioggia <br />facendosi bastare l'eco delle tue chimere, <br />sostando nello sguardo silenzioso di un cammeo <br />che intanto ti ciondola al seno. <br />Aspettami, dove la voce torna a tacere <br />le parole dell'autunno, dove sei prezioso <br />come le briciole del pane sulla bocca, <br />quando fuori è la sete e dentro, io sono <br />il pane. Al centro esatto, o nell'angolo <br />di un campo di gerani rossi, dove la <br />notte placa il sonno ai desideri. <br />Sarò quella panchina che annaffia i tuoi <br />ricordi, e siede l'ombra della luna <br />dietro i vetri.
