poesia di Maria Grazia Vai e Paolo Amoruso; <br />tratta dalla silloge " Aldebaran" Edizioni Rupe Mutevole 2013; <br />Regia e montaggio video Maria Grazia Vai; <br />sulle note di "Leaving The Past"; <br />Recitazione di Attilio D'Andrea; <br /><br />Come fosse l'ebbro respiro d'ogni <br />pagina rossa, l'aria inonda -ovunque <br />i cancelli spogliano le vene del loro silenzio. <br />Mutando negli occhi di delicate gesta, <br />preziose quanto la voce incastrata tra i <br />fianchi della più timorosa strada. <br />Resa i polsi d'un fuoco che spezzando <br />l'intestino d'ogni nera superficie, scrive <br />lo sguardo del sorriso, quasi fosse della <br />luce quell'autostrada che porta fiori <br />all'umido greto delle parole. <br />Quel Naviglio che di notte dischiude <br />il petto dei bianchi chiavistelli, tornando <br />ad essere la Poesia sulla coraggiosa bocca <br />di domani. Milano di notte, senza giorni <br />e senza pioggia <br />Piuttosto -scarabocchi estivi- a colorare <br />le nudità di semafori già spenti, e quel <br />ciglio di luna che sembra un passo incerto, <br />tra sentieri d'asfalto e un cantico ubriaco <br />di cicale <br />quelle che fanno d'ogni gorgoglio <br />la voce suadente delle fontane. Incessante <br />e in cerca di spazio, sotto i bastioni di questa città <br />che m'abbaglia e mi innamora, con la sua dolce <br />sfrontatezza e il suo rosso, quasi secco pallore. <br />E una scorza d'arancia, tra un Martini <br />e una Poesia.