Recitazione di Gianluca Regondi. <br /><br />di Maria Grazia Vai e Paolo Amoruso<br />poesia tratta dalla silloge “Aldebaran“<br />Rupe Mutevole Edizioni (maggio 2013)<br />Regia e montaggio video Maria Grazia Vai<br /><br />In questo colare di stanze ferite<br />io sono un guerriero disarmato,<br />che non sa dove cominci la strada<br />e dove finisca il contorno del mare.<br /><br />c'è solo un sorriso stanco e alcune luci confuse<br />tra queste miniere rosse e questi rami<br />che sembrano parlare,<br />a dirmi del tuo prossimo arrivo, mentre ogni suono crolla<br />ed io ti sento affogare nelle parole che non t'ho detto.<br /><br />e nel silenzio del mio essere sconfitto,<br />tra le scritte di un giorno ancora fresco<br />quasi fosse l’intaglio sui legni che non abbiamo detto<br />lì, posso ancora leggerti<br /><br />in questa periferia d’autunno dove piove per tenerezza e<br />tu sei l’uva che invecchia i mie anni<br />e questo cadere di giorni scomposti<br />dove io sono strada che ti conduce a riva<br /><br />dove inizia la luce<br />e t’incendia di stelle il respiro<br />quasi ci stessimo infrangendo in parole d’altri<br /><br />in questo colare di stanze ferite, a picco <br />nel mare.