Per Israele l’Iran resta una minaccia. Il primo ministro Netanyahu lo continua a ripetere come un mantra. Lo ha riferito a una delegazione del Congresso americano in visita a Gerusalemme e lo ha ribadito in un successivo incontro col segretario di stato americano John Kerry. Di quel faccia faccia nessuna foto ufficiale, tanto l’atmosfera era tesa tra i due.<br /><br />“Capisco la soddisfazione degli iraniani a Ginevra: incassano tutto senza pagare nulla. E’ un pessimo accordo, e Israele lo rifiuta”, ha commentato il premier israeliano.<br />Ma Netanyahu va oltre e definisce l’accordo con Teheran “la truffa del secolo”. D’altronde fu proprio il premier israeliano nel 2012, davanti all’assemblea delle Nazione Unite, a tracciare la famosa linea rossa che separava l’Iran dall’arma atomica<br /><br />La posizione israeliana è da sempre chiara: nessuna concessione sul nucleare agli Iraniani. Il processo di arricchimento deve essere terminato.<br /><br />Ma con l’arrivo al potere del presidente Rohani, nell’agosto 2013, e i gesti di apertura che hanno seguito, come gli scambi di messaggi col Obama, il clima diplomatico intorno a Teheran cambia. A Tel Aviv il barometro continua a segnare tempesta.<br /><br />Ma tra Israele e l’Iran le relazioni non sono sempre state così tese. <br />Al tempo degli Scià e della dinastia Pahlavi, le relazioni erano cordiali. <br /><br />L’Iran è stato il secondo paese a maggioranza musulmana a riconoscere Israele. Tutto però cambia con la rivoluzione iraniana. Nel 1979 Khomeini rientra dall’esilio e conquista il potere. Nemico giurato di Israele, boccia il riconoscimento dello stato ebraico e rompe tutte le relazioni ufficiali.<br /><br />Anni di profonda conflittualità parzialmente interrotti da una parentesi più simbolica che altro. Aprile 2005, funerali di Giovanni Paolo II: il presidente israeliano Katsav e il suo omologo iraniano , il riformatore Khatami, sono seduti uno vicini, tra i due ci sarebbe anche stata una stretta di mano, mai confermata.<br /><br />Quel barlume di speranza in un nuovo corso dura lo spazio di un titolo dei telegiornali dell’epoca e viene definitivamente cancellato dall’ascesa al potere di Mahmud Ahmadinejad.<br /><br />Il suo marchio di fabbrica è subito chiaro: “Israele dovrebbe essere cancellato dalla cartine geografiche”, la frase che pronuncia e poi parzialmente smentisce invocando un errore di traduzione<br /><br />Ma lo spirito anti-sionista del presidente iraniano è chiaro. Il successivo scivolone verbale è sulla shoa, definita un mito.<br /><br />Gli attacchi di Ahmadinejad a Israele sono stati a lungo il miglior alleato per la campagna condotta dal Netanyahu contro il nucleare iraniano<br /><br />Ma l’elezione di Rohani, il presidente che avrebbe augurato via Twitter un buon anno a tutti gli ebrei del mondo, scombussola la strategia del premier israeliano.<br /><br />Inoltre l’Iran di Rohani, che ufficialmente conta una comunità di circa diecimila ebrei, non agita la bandiera dell’antisemitismo ma piuttosto quella anti-sionismo, denunciando l’occupazione di terre arabe da parte degli israeliani.