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Clima, a Varsavia i negoziati Onu: si guarda a Parigi 2015

2013-11-11 19 Dailymotion

Contenere il surriscaldamento globale: è questa la sfida della 19° Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che si è aperta a Varsavia. I lavori della COP19, che riunisce le delegazioni di oltre 190 Paesi, cercheranno di definire una ‘‘roadmap’‘ verso il 2015, quando a Parigi dovrà essere firmato il nuovo accordo globale.<br /><br />I numeri del riscaldamento globale sono preoccupanti. Rispetto all’epoca preindustriale, la temperatura media terrestre è cresciuta di 0.8 gradi centigradi. Se la comunità internazionale non prenderà provvedimenti seri al riguardo, la temperatura potrebbe aumentare fino a 5 gradi centigradi alla fine del secolo. L’obiettivo finale è stabilizzare le emissioni di gas serra tanto da contenere in 2 gradi centigradi l’aumento della temperatura media globale. Per limitare il riscaldamento a 2 gradi gli esperti hanno stimato che la produzione di gas serra deve fermarsi a 44 giga tonnellate di anidride carbonica (contro le 50 attuali) entro il 2020. Per combattere seriamente il riscaldamento globale questa cifra dovrebbe essere dimezzata entro il 2050. <br /><br />A quella data, però, la previsione è che l’utilizzo globale di combustibili fossili aumenterà del 50% rispetto ai livelli attuali con una conseguente crescita delle emissioni di 50 giga tonnellate. <br /><br />In Cina il carbone, uno dei combustibili fossili più inquinanti, continua a farla da padrone. Decenni di un sistema di riscaldamento centralizzato alimentato a carbone hanno ridotto l’aspettativa di vita dei cinesi, soprattutto nel nord. A essere aumentate sono le malattie cardiorespiratorie provocate dall’esposizione all’inquinamento ambientale nel lungo termine.<br /><br />La Cina era stata esentata dal protocollo di Kyoto. Rispetto al dicembre del 1997, quando fu firmato l’accordo, Pechino è cresciuta a dismisura ed è oggi la più grande inquinatrice del Pianeta. Il Paese siede, infatti, sul podio: è responsabile del 23% delle emissioni mondiali di CO2. A seguire gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la Russia.<br /><br />Gli Stati Uniti restano i grandi assenti, avevano firmato il Protocollo nel 1997 ma non l’hanno mai ratificato. Con Cina e India, anche loro esentate, rappresentano i due terzi delle emissioni globali. Il nodo resta tradurre le parole in fatti. Il vertice sul clima di Copenaghen, nel dicembre 2009, si era chiuso con l’impegno finanziario verso i Paesi poveri: 30 miliardi di dollari per il triennio 2010-2012 e 100 miliardi all’anno dal 2020 in poi. Promesse rimaste lettera morta.

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