Un copione già visto va in scena alla corte di assise del Cairo, in Egitto. Per la seconda volta in poco più di un mese, i giudici del processo a carico della guida suprema della Fratellanza musulmana e di altri esponenti di spicco della confraternita hanno rinunciato al loro incarico.<br /><br />Una scelta dovuta alle contestazioni di cui sono stati oggetto da parte degli imputati, che dovrebbero rispondere di incitazione all’omicidio di manifestanti.<br /><br />La figlia del numero due della Fratellanza, Khairat el Shater, accusa il sistema giuridico di essere politicizzato: “Qui sono tutti al servizio del generale al Sisi e del suo regime”, dice Aisha. <br /><br />I disordini che si sono verificati in aula si riproducono nei pressi dei due principali atenei della<br />capitale egiziana, l’università del Cairo e quella di al Azhar. Da una parte, gli studenti che sostengono il deposto presidente Morsi; dall’altra la polizia. Lanci di sassi e bottiglie contro un uso massiccio di gas lacrimogeni. Le proteste si susseguono da giorni, alimentate dalla rabbia per l’uccisione di uno studente di ingegneria. A poco è servita la legge approvata qualche settimana fa che vieta ogni manifestazione non autorizzata.
