L’ex premier laburista britannico Tony Blair è oggi inviato per la pace nel Medio Oriente su mandato di ONU, Unione europea, USA e Russia. <br /><br />Euronews l’ha incontrato a Davos, in Svizzera. Gli abbiamo chiesto come fare ad avere un cessate-il-fuoco in Siria e, se possibile, una transizione democratica a Damasco. <br /><br />Tony Blair: “L’unica possibilità che abbiamo di avere una transizione verso una nuova forma di governo ci sarà se entrambe le parti in causa capiscono che non è possibile una vittoria militare e quindi che l’unico modo di risolvere le tensioni è attraverso i negoziati. Penso però che negli ultimi 6/9 mesi la situazione sia andata migliorando per il regime. Noi occidentali dobbiamo chiederci come fare a mettere l’opposizione in modo di negoziare in maniera paritaria. Senza dimenticare però, che anche nel campo dei ribelli ci sono elementi con cui io non sono assolutamente felice di trattare”.<br /><br />Ma l’assenza di Teheran dal tavolo delle trattative non rischia di rendere inutili gli sforzi della comunità internazionale? <br /><br />Tony Blair: “Sinceramente non penso che il problema sia se l’Iran doveva o meno essere invitato. Come ho detto il problema principale è alterare gli equilibri esistenti sul campo in modo che il presidente Assad arrivi a considerare la transizione come un’opzione plausibile.”<br /><br />Frattanto però continuano le scintille fra il regime di Damasco e l’opposizione. Un dialogo fra sordi con i ribelli che continuano a chiedere la partenza di Bashar al Assad e il regime che non sembra considerare questa ipotesi forte anche dei successi militari, di una indubbia superiorità aerea e dell’immobilismo della comunità internazionale. Tutto questo mentre in Siria la gente si continua a morire.