In un clima già teso irrompe Fatima Khan, madre del medico britannico Abbas, morto in carcere in Siria lo scorso mese. Lei è convinta sia stato ucciso, la versione ufficiale è suicidio. <br /><br />La donna ha cercato di trovarsi faccia a faccia con Bouthaina Shaaban, inviata di Bashar al Assad a Montreaux, dove si svolgono colloqui che non hanno portato risultati.<br /><br />Non si intravedono spiragli di intesa quando si è ormai all’ultimo giorno del primo round dei colloqui di Ginevra 2. Le colpe vengono rimpallate.<br /><br />Secondo la Shaaban “ci sono stati progressi oggi (giovedì ndr). Perché abbiamo parlato della preoccupazione dei siriani che si ponga fine al terrorismo. E il rifiuto dell’opposizione di firmare un documento di condanna del terrorismo è oltraggioso, dimostra che loro lo supportano”.<br /><br />Di tutt’altro avviso la parte avversa, che non vede negli emissari di Bashar al Assad alcuna intenzione di fare un passo indietro.<br /><br />“La maniera per fermare la violenza – ha argomentato il portavoce della Coalizione nazionale siriana , Louay Safi – è formare un governo di transizione. È qui che ci differenziamo dal regime. Il regime vuole focalizzarsi sui sei punti del comunicato di Ginevra e lasciare la formazione di un governo alla fine. Riteniamo sia un ordine sbagliato. Significa mettere il carro davanti al cavallo”.<br /><br />Non c‘è ancora una data per la seconda tornata di colloqui. E non c‘è ancora il via libera per la carovana umanitaria che doveva entrare nella stremata Homs.<br /><br />Non l’unica. Secondo Human Rights Watch, il regime ha distrutto interi quartieri di Damasco e Hama per “punire” le aree controllate dai ribelli.