Anche per Yevpatoria, come per il resto della Crimea, è il giorno della verità. Situata sulla costa a 60 chilometri dalla capitale questa cittadina ben rappresenta, a livello sociale, le complessità della regione di fronte al referendum sull’annessione alla Russia. <br /><br />A Ismail Bey, area a maggioranza tatara, un gruppetto di persone davanti ai seggi controllano che nessuno ignori il boicottaggio della consultazione indetto dai vertici della comunità.<br /><br />“Diciamo a tutti i tatari di Crimea: non votate!”, spiega un uomo di etnia tatara. “Non riconosciamo questo referendum come legittimo. Non esiste una legge per indire un referendum, non vogliamo diventare parte della Russia e non vogliamo Putin”, aggiunge una donna.<br /><br />Tutt’altro clima, decisamente più tranquillo, si respira in un altro seggio, questa volta nel quartiere centrale della città a maggioranza russofona. Qui le operazioni proseguono spedite con un’affluenza di elettori molto maggiore.<br /><br />“Abbiamo così tanta terra che non viene sfruttata. In Crimea possiamo allevare animali, possiamo coltivare, abbiamo le fabbriche, abbiamo il gas e splendide località turistiche”, spiega una sostenitrice dell’annessione alla Russia. <br /><br />“Per cui non credo che saremo come dei mendicanti all’interno della Russia. I mendicanti sono quelli di Kiev che hanno preso tutti i soldi della Crimea e non hanno dato nulla per lo sviluppo di questa repubblica”. <br /><br />Parole forti, considerato che il bilancio della Crimea, in realtà, è coperto per quasi due terzi dai sussidi di Kiev.<br /><br />“C‘è pochissima suspense per quanto riguarda il referendum dato che l’esito si dà per scontato: sarà una massiccia vittoria del ‘Sì’ alla separazione”, racconta il corrispondente di Euronews Sergio Cantone. <br /><br />“Ma l’emozione non manca, la popolazione russofona, infatti, è felice e non vede l’ora di avere il risultato ufficializzato”, conclude.
