L’Europa fa i conti con i risultati elettorali e, in uno scenario stravolto dall’avanzata degli euroscettici, deve ora scegliere il futuro Presidente della Commissione. <br /><br /> In serata a Bruxelles si riuniscono i capi di Stato e di governo per una prima valutazione, e non è affatto scontato che i giochi vengano fatti in base ai seggi ottenuti all’Europarlamento.<br /><br /> Lo ha fatto capire chiaramente la cancelliera tedesca Angela Merkel: “Certo, andremo al dibattito con il nome di Jean-Claude Juncker -a detto -. È stato detto in diverse occasioni che la cosa importante è quale tra i gruppi parlamentari è il più forte. D’altro canto sappiamo che nessun gruppo può decidere da solo”. <br /><br /> Il Trattato di Lisbona raccomanda ai dirigenti europei di designare il Presidente tenendo conto dei risultati elettorali, ma molti leader sono restii a scegliere tra la rosa proposta dai partiti. <br /><br /> Dalla premier socialdemocratica danese Helle Thorning-Schmidt al premier dimissionario finlandese Jyrki Katainen, a quello lettone Valdis Dombrovskis sono diversi i nomi di outsider che potrebbero spuntarla sui candidati dell’Europarlamento. <br /><br /> Jean-Claude Juncker rivendica la vittoria del PPE e il diritto a guidare la Commissione. Ma la strada è in salita e per scegliere il nuovo Presidente potrebbero volerci più tempo del previsto.
