La Panchina d'Oro ad Antonio Conte non è soltanto il meritato premio al miglior allenatore della stagione 2011-2012. E', anche un risarcimento morale per la squalifica ingiusta, immotivata e infondata che gli è stata inflitta al termine di tre gradi di giudizio. L'uno dopo l'altro, gli stessi hanno picconato il teorema della giustizia sportiva sul conto del tecnico pugliese, innocente, ma fermato per 4 mesi senza uno straccio di prova a suo carico<br /><br />Basta andare a rileggersi le motivazioni del Tnas per rendersene conto. Queste cose bisogna ricordarle anche oggi, mentre in molti, dentro il Palazzo, fanno finta di niente e, soprattutto, fanno a gara nello scappellarsi con il vero leader della capolista campione d'Italia.<br /><br />Conte ha meritato la Panchina d'Oro non soltanto per il fantastico campionato vinto alla guida della Juve, ma anche per la dignità e la fierezza grazie alle quali è sopravvissuto al frullatore mediatico di illazioni e congetture, malignità e dietrologie senza nessun senso e senza nessun fondamento.<br /><br />Il fatto stesso che sia stato premiato in pompa magna a Coverciano, nella casa della Nazionale, costituisce un ulteriore motivo di orgoglio e di rivincita per un allenatore insignito del massimo riconoscimento della categoria dai suoi stessi colleghi.<br /><br />Intanto, è già trascorso più di un mese dalla rielezione di Abete alla presidenza dela Federcalcio e, naturalmente, nessuno parla più della riforma della giustizia sportiva, mentre i proscioglimenti o i verdetti clamorosamnete riformati davanti al Tnas si susseguono.<br /><br />E' proprio vero: ci vorrebbe un Grillo anche nel calcio, per sfasciare questo sistema ipocrita.<br /><br />Xavier Jacobelli<br /><br />Direttore Editoriale www.calciomercato.com
