In Iraq, l’offensiva dell’Isis sta proseguendo quasi indisturbata verso nord-ovest e verso est. <br /><br />I terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante mirano a conquistare una zona strategica punto di giunzione con le loro truppe stanziate in Siria. In quest’ottica hanno dunque attaccato la città di Tallafar, 350 km a nord-ovest di Baghdad. <br /><br />Il 95% della popolazione locale sarebbe fuggita. Anche a causa della reputazione di crudeltà e di sprezzo delle regole della guerra che si portano dietro questi miliziani. <br /><br />In Siria gli Stati uniti li tollerano, per via della loro funzione anti regime, in Iraq, invece, Washington sembra reagire con sorpresa e preoccupazione all’avanzata degli uomini dell’Isis. <br /><br />Per contrastarli, la Casa bianca, che ha sostenuto il governo di Baghdad, è forse alla vigilia di un riavvininamento storico con l’Iran, baluardo degli sciiti iracheni. Il segretario di stato americano John Kerry ha per la prima volta evocato apertamente questa possibilità. <br /><br />La portavoce del Dipartimento di stato Jen Psaki ha però precisato che fra i due governi non ci sarà un vero e proprio coordinamento militare. <br /><br />Sull’altro lato della barricata, le due potenze sunnite della regione, l’Arabia Saudita e il Qatar, addossano tutta la responsabilità di quanto sta accadendo in Iraq al premier sciita Nouri Al Maliki.
