Aperta un’inchiesta in Iraq dopo la l’attacco contro una moschea sunnita che ha fatto circa 70 morti nella provincia di Diyala, al nord est di Baghdad. <br /><br />Secondo le autorità irachene, si sarebbe trattato di rappresaglia per un attentato compiuto in precedenza contro volontari sciiti, arruolati per combattere i jihadisti<br />sunniti.<br /><br />Il crimine è stato talmente efferato che addirittura un noto leader delle milizie sciite è intervenuto per condannarlo: “Ciò che è accaudto è un crimine nel pieno senso della parola. È una cosa indifendibile. C’erano donne e bambini nella moschea. È stata una cosa barbara e noi non possiamo fare altro che condannarla”<br /><br />I sospetti vanno ovviamente verso Isis, lo stato islamico del Levante che dilaga nel nord del Paese. <br /><br />La gente comune non ha dubbi: “Ci sono persone malvage, delinquenti che cercano di distruggere la società irachena. Quelli che lo fanno non sono iracheni, ne sono certo”<br /><br />La situazione non accenna a migliorare. Una bomba è esplosa nel pomeriggio ad Erbil, città curda, altri due ordigni sono saltati in aria a Baghdad e Tikrit. Decine i morti.