Il vento del deserto, il ghibli, le ha coperte di sabbia. Ma anno dopo anno le mine di el-Alamein tornano alla luce.<br /><br />Uno dei più famosi campi di battaglia della Seconda guerra mondiale fra le forze alleate e quelle italo-tedesche è oggi una delle aree edificabili più pericolose al mondo.<br /><br />L’Egitto sostiene che ci siano circa 20 milioni di mine ancora inesplose su una superficie di oltre tremila chilometri quadrati e l’Unione europea ha concesso, per la prima volta, un finanziamento di 6 milioni di dollari per bonificare l’area e indennizzare le vittime delle esplosioni. Il progetto è promosso dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite.<br /><br />“È una questione di responsabilità – spiega il capo della delegazione di Bruxelles, James Moran – non solo per lo sviluppo dell’Egitto, ma è anche una responsabilità di quei paesi che combatterono la seconda guerra mondiale che oggi devono fare la loro parte per permettere al paese di riprendersi completamente”.<br /><br />L’Egitto definisce i suoi campi minati ‘I giardini del demonio’. “Gli italiani piazzano le mine. Gli inglesi piazzano altre mine. I tedeschi ne piazzano ancora di più”, si legge nel libro bianco sulle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale in Nordafrica.<br /><br />Almeno 90mila soldati persero la vita e, dalla fine della guerra, oltre ottomila egiziani sono rimasti uccisi o feriti dalle mine.<br /><br />“Il governo britannico prende la questione dello sminamento molto seriamente – spiega l’ambasciatore britannico al Cairo, John Casson – Le mine di Al-alamein e di Matrouh City rappresentano una eredità mortale della seconda guerra mondiale e uccidono ancora. Con questa partnership saremo in grado di risolvere il problema”.<br /><br />Il governo egiziano sta tentando di rivalutare El Alamein con un piano di 8 miliardi di euro. Un progetto criticato dai beduini che si spostano nella regione, in migliaia menomati o uccisi nel corso degli anni. <br /><br />Accusano il Cairo di procedere a rimuovere le mine solo in base ai bisogni delle compagnie petrolifere e per rimuovere gli ostacoli alla costruzione di nuovi villaggi turistici.<br /><br />“Nonostante la Seconda guerra mondiale sia finita da 70 anni, le mine restano ancora un’emergenza in Egitto – conclude il corrispondente di euronews al Cairo, Mohammed Shaikhibrahim – Continuano a uccidere persone e ostacolano i progetti di sviluppo di questa terra”.