La giustizia del Bangladesh mantiene la linea dura contro i leader della principale formazione islamica, accusati di complicità nelle violenze della guerra d’indipendenza dal Pakistan. <br /><br />A firmare l’ultimo atto del giro di vite è stata la Corte Suprema, che per l’assistente alla segreteria del partito Jamaat e-Islami, Mohammad Kamaruzzaman, ha confermato la pena di morte per genocidio e torture, pronunciata la scorsa settimana da un tribunale speciale. <br /><br />La stessa pena era stata comminata appena ieri a Mir Qasem Ali, un’altra figura chiave del partito. <br /><br />Salutate con soddisfazione da alcuni militanti, le sentenze hanno però innescato anche un’ondata di proteste e uno sciopero di tre giorni.<br /><br />Nell’ordine delle centinaia di migliaia, le vittime fatte dalla sanguinosa guerra d’indipendenza dal Pakistan del 1971.
