Sul nucleare iraniano si continua ormai a discutere soprattutto per non riaccendere le tensioni. Portavoce delle aspettative al ribasso è lo stesso John Kerry, che a poche ore dalla scadenza di lunedì ripete il refrain delle “divergenze ancora sensibili”. <br /><br />Fumata nera anche secondo fonti europee, che da Vienna già parlano di “chances molto esigue che si arrivi a un accordo”.<br /><br />Per tanti che si disperano, a fregarsi le mani è però il senatore repubblicano John McCain che ha bollato un possible accordo come “pericoloso” perché, dice, allenterebbe la pressione su Teheran. <br /><br />“L’Iran vanta una consolidata tradizione di inganni – dice ai microfoni di euronews -. E’ da tempo che nasconde le sue capacità nucleari e solo di tanto in tanto ha dovuto fare delle ammissioni. Se fossero seri, porrebbero fine all’arricchimento d’uranio. Quanto fanno è invece continuare a sviluppare bomba atomica e missili a testata nucleare. Se l’amministrazione Obama riesce a imporre la sua linea, quello che si profila è un pessimo accordo”.<br /><br />Lo scetticismo prolifera però anche in Iran sotto la bandiera di Ali Khamenei. All’ombra della Guida suprema, interessata anzitutto all’immediato ritiro delle sanzioni, conservatori e ala dura si oppongono a qualsiasi compromesso che imponga un freno all’arricchimento dell’uranio.<br /><br />Il fatto che proprio questa sia però una delle richieste chiave dei 5+1 rilancia a Vienna l’ipotesi di un “piano B”: chiudere cioè entro lunedì un semplice accordo di massima e rimandare gli spinosi dettagli a data da destinarsi.
