A Berkeley, nel Missouri, la tensione è alta dopo l’uccisione di un diciottenne di colore da parte di un agente di polizia. La località non è molto lontana da Ferguson, dove nell’agosto scorso l’uccisione di un altro diciottenne scatenò una rivolta. <br />Parenti e amici sono accorsi presso il distributore di benzina, dove Antonio Martin si trovava con la propria ragazza, prima di essere colpito a morte. <br /><br /> C‘è anche la madre: “non mi dicono niente”, lamenta. <br />E al giornalista che chiede se la ragazza ha parlato con lei, risponde: <br />“Mi ha detto che sono andati al negozio, stavano camminando da qualche parte. Camminavano e la polizia… Penso che abbia cominciato a correre, o qualcosa del genere, e la polizia ha sparato”. <br /><br /> La versione della polizia è diversa: l’auto è arrivata al distributore, per un normale controllo. I ragazzi si sono avvicinati e hanno scambiato qualche parola con gli agenti. Poi, racconta il comandante della polizia di St Louis, è successo qualcosa: <br /><br /> “Ha fatto qualche passo indietro, si è girato, poi si è girato di nuovo, l’agente stava avviando di nuovo una conversazione con lui, che però ha mostrato una pistola tenendo il braccio allungato davanti a lui, sul cofano della macchina, puntando la pistola verso l’agente”. <br /><br /> Il giovane ucciso era noto alle forze dell’ordine per alcuni piccoli reati. Dell’agente che ha sparato non si conosce ancora l’identità, ma si sa che ha trentaquattro anni ed è in servizio da sei.