http://www.pupia.tv - Napoli - "Per vivere e per scrivere serve il trucco. Ma, esattamente, come un mago i trucchi non ve li dirò. Scrivere è anche una pulsione a mettere ordine nel caos, per poi scoprire che mettere in ordine è una illusione. Ma noi non ci stanchiamo mai di illuderci...".<br /><br />Dopo Jovanotti, è stato il giorno di Paolo Sorrentino, laureato honoris causa con questa lectio magistralis in cui non svela i segreti del mestiere ("Il cinema è il Munaciello") ma "ricordi e suggestioni" legati a Napoli e quindi alla sua giovinezza. <br /><br />"Ho cominciato - racconta - a cercare un universo di trucchi mosso da frustrazione, malinconia e perdita prematura della spensieratezza. Dopo mia moglie e i miei figli, cinema e scrittura sono il modo di illudersi di afferrare la spensieratezza perduta". E, aggiunge Sorrentino, "io mi illudo che la spensieratezza dei miei attori sia la mia".<br /><br />Un “uomo di cinema”, dagli “interessi non comuni nell’ambito della cultura musicale e figurativa, riversati nelle raffinate partiture audio-visive delle sue opere”. E per questo chiamato alle 16.30 a ricevere l’alloro nell’aula magna della Federico II che così festeggia i suoi 791 anni.<br /><br />La laudatio è affidata a Corrado Calenda, docente di filologia moderna che nel suo intervento sottolinea come il regista sia “autore, anzitutto, dei soggetti e delle sceneggiature di tutti i suoi film”. Un tratto decisivo: “L’appassionata vena di Sorrentino scrittore, da lui stesso più volte segnalata come tratto essenziale, e all’origine dei due romanzi in cui conferma autonomamente il talento”. (06.06.15)