Rapiti dalla polizia cinese a causa di un libro di gossip sul Presidente Xi Jinping. Lam Wing-Kee, uno dei 5 librai di Hong Kong scomparsi 8 mesi fa e poi via via riapparsi, conferma i sospetti di un’azione di censura da parte di Pechino. <br /><br /> Tornato martedì nell’ex colonia britannica, l’uomo denuncia che gli sono state estorte delle confessioni.<br /><br /> “Ho fatto ricorso a tutto il mio coraggio e, dopo due notti insonni, ho deciso di raccontare tutto – ha detto Lam Wing-Kee in conferenza stampa – Sono qui per dire al mondo intero che questo incidente non riguarda solo me o la mia libreria. È un percolo che minaccia i valori fondamentali che la gente di Hong Kong deve salvaguardare. Non ci si deve inchinare al potere”.<br /><br /> Lam racconta di essere stato lasciato in una stanza di 30 metri quadrati per cinque mesi. Le autorità sembravano più preoccupate di sapere gli autori dei libri, piuttosto che i nomi degli acquirenti. Avrebbe dovuto rientrare in Cina ma ha deciso di non farlo.<br /><br /> “Dire la verità in questi momenti di buio non è facile – dice Nathan Law, a capo della protesta organizzata a sostegno dei librai – L’integrità di Lam Wing-kee, il valore che trasmette e il suo coraggio ispirano la gente di Hong Kong”.<br /><br /> Dei cinque librai coinvolti, solo Gui Minhai, che ha un passaporto svedese, è ancora nella Cina continentale. Resta il mistero sui contenuti e sulla pericolosità dei libri e in particolare su uno che avrebbe avuto il presidente Xi Jinping come protagonista. <br /><br /> In Cina e Asia – Le rivelazioni del libraio rapito https://t.co/f2X8ixTLkf la nostra rassegna di oggi pic.twitter.com/36JjpDs8Va— Asia Files (@Asia_Files) June 17, 2016<br /> <br /><br /> Libraio Hong Kong Lam Wing-kee: arrestato senza accuse formali, negati contatti con avvocati, forzato a confessare https://t.co/6eamgdAZrN— francesco radicioni (@fradicioni) June 17, 2016<br />