Le soluzioni alternative al taxi si moltiplicano. Dopo Uber, che ha suscitato proteste e accuse di concorrenza sleale in vari Paesi, Taxify tenta di proporre un modello intermedio, basato su un’app che si propone di ottimizzare il lavoro dei tassisti e offrire un servizio personalizzato ai clienti.<br />La compagnia estone è appena arrivata anche in Ungheria.<br /><br /> “Taxify stava già pensando di approdare a Budapest nel 2014”, spiega un manager della compagnia, Dániel Cziráki, “ma l’opportunità migliore si è presentata ora che Uber ha chiuso la sua attività in Ungheria, quindi l’abbiamo colta.”<br /><br /> L’applicazione permette ai clienti di localizzare i taxi più vicini, di prenotarli, di tracciarne il percorso su una mappa per calcolare il costo e di valutare la correttezza dei conducenti in base ai giudizi di altri fruitori. Il servizio non si basa su guidatori privati, ma sui tassisti.<br /><br /> “È innovativo,” dice uno di loro, Balázs Hudák, “ai giovani piaceva Uber e spero che apprezzeranno e sceglieranno questa compagnia per le stesse ragioni.”<br /><br /> Uber, in Ungheria, era stata fortemente contestata e ha preferito chiudere piuttosto che accettare le regole che le autorità le avrebbero imposto: usare solo auto gialle, tassametri e ottenere licenze. Condizioni che non creano problemi al modello di business di Taxify.<br /><br /> “Nello spazio di mercato creatosi con l’allontanamento di Uber – sottolinea la corrispondente di euronews Andrea Hajagos – questa è stata la prima compagnia a lanciarsi, ma è quasi certo che non sarà l’ultima.”<br />
