In viaggio, direzione nord dell’Albania, dove molti non osano neppure mettere piede.<br /><br /> Liljana Luani è un’insegnate coraggio.<br /><br /> Porta generi di prima necessità, libri e l’insegnamento a domicilio.<br />Le porte a cui bussa si aprono su una realtà drammatica.<br /><br /> Malgrado esista una giustizia uffiiciale, persiste una sorta di codice d’onore, una giustizia parallela, che prevede di farsi giustizia da sé.<br /><br /> Le colpe dei padri ricadono sui figli e la vendetta può covare per anni e colpire indiscriminatamente adulti e bambini, di sesso maschile.. <br /><br /> Liljana vuole spezzare le catene di questo retaggio preistorico con l’educazione.<br /><br /> “È questo che mi spinge a bussare porta a porta e incontrare i giovani che potrebbero essere vittime di vendetta. Partecipo del loro stato d’animo della loro sofferenza. Tutto questo mi ha avvicinato a loro emotivamente”.<br /><br /> Il codice, che ricorda quello barbaricino, che in Sardegna vede ancora compiere delitti in suo nome, prevede regole ferree per consumare la vendetta.<br /><br /> L’omicidio non può essere consumato nell’abitazione dell’uomo, non in presenza della moglie, e l’omicida deve assistere al suo funerale.<br /><br /> “Mi ricordo di uno studente, era un adolescente è stato ucciso due anni fa.<br />Non lo dimenticherò mai, sento ancora la sua voce, le sue risate nel corridoio della scuola. un triste destino l’ha perseguitato finché la vendetta non sè stata consumata”.<br /><br /> Le faide possono avere le origini più diverse e casuali, una morte accidentale può scatenare un ciclo di omicidi interminabile.<br /><br /> “Un sostegno psicosociale e l’educazione possono costituire il giusto antidoto al fenomeno della vendetta. Penso che scolarizzazione e educazione siano un’ottima arma contro ogni tipo di violenza”.<br /><br /> Secondo le stime diverse migliaia di persone, tra cui molti bambini, vivono in isolamente, chiusi in casa, per vie delle faide in corso.<br />
