È la Cina il protagonista del Forum Economico Mondiale che si è aperto a Davos: e, sullo sfondo, gli Stati Uniti. <br />Nel giorno in cui firma un accordo di “collaborazione strategica” tra il suo Paese e il Forum, Xi Jinping difende quella globalizzazione che ha permesso al suo Paese di crescere a ritmi impressionanti e che sembra ora messa in discussione dalla nuova presidenza statunitense: <br /><br /> “Cercare la via del protezionismo è come rinchiudersi in una stanza buia. Come si possono tenere all’esterno il vento e la pioggia, così si finisce per lasciar fuori anche la luce e l’aria. Nessuno emergerà come vincitore da una guerra commerciale”, ha detto il presidente cinese. <br /><br /> Metafore che sanno di minaccia, e che fanno parte di una globalità di messaggi inviati al neo-presidente statunitense, a pochi giorni dal suo ingresso formale alla Casa Bianca. <br />Messaggio che venendo dalla Cina, che detiene buona parte del debito americano, è particolarmente pesante, per questo analista: <br /><br /> “Penso che sia un messaggio molto forte a Trump e ai suoi, è chiaro che non vogliono una guerra valutaria nè una guerra commerciale. E quindi si spera che in un modo o nell’altro questo messaggio venga preso in considerazione da Trump e dai suoi, e che per così dire ritrovino il senno e non avviino un processo che potrebbe poi sfociare in una guerra commerciale. Secondo me comunque le probabilità di un conflitto commerciale sono ancora molto basse, ma non si sa mai”. <br /><br /> Trump finora ha innervosito la Cina piuttosto sul fronte diplomatico, non ancora quello commerciale, sul quale sembra invece più deciso nei confronti dell’Europa e in particolare dei costruttori automobilistici. Ma parlare di dazi nei confronti di partner commerciali finisce comunque per mettere in discussione la globalità degli scambi.<br />
