Rompendo con la politica storica americana, Trump promette di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele e di trasferirvi l’ambasciata americana, oggi a Tel Aviv.<br /><br /> Per il momento la Casa Bianca fa sapere di aver iniziato a esaminare il controverso dossier. Anche se domenica, ha cercato di mitigare i toni, precisando che l’annuncio sul trasloco non è imminente.<br /><br /> La sola ipotesi però è sufficiente ad allarmare i palestinesi, che temono il congelamento del processo di pace. <br /><br /> Il Presidente Mahmoud Abbas considera il trasloco dell’ambasciata a Gerusalemme una linea rossa che non può essere varcata.<br /><br /> Mahmoud Abbas, presdiente dell’Autorità palestinese: <br /><br /> “Diciamo al Signor Trump che speriamo non voglia spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme perché dal punto di vista di Israele Gerusalemme è una città unificata, ma questo è falso ed illegale. Inoltre, spostare l’ambasciata sarebbe una mossa prematura che potrebbe innescare nuovi eventi destinati ad ostacolare il processo di pace”.<br /><br /> Contattato dall nostra emittente, il portavoce dei media arabi presso il primo ministro israeliano Ofir Gendelman ha opposto un risoluto no comment.<br /><br /> L’iniziativa non costituisce una pregiudiziale al processo di pace per Lenny Ben-David, ex diplomatico a Washington:<br /><br /> “Trump andrà fino in fondo, probabilmente ci sarà un processo, un processo graduale per arrivare al trasloco; ma non vedo in esso un attentato contro il mondo arabo o palestinese. Non nuocerà al processo di pace, ma darà ai palestinesi nuovo stimolo per andare avanti e per arrivare a negoziare su Gerusalemme est piuttosto che dichiarare semplicemtne guerra”.<br /><br /> Gerusalemme Est e’ stata annessa da Israele al termine della Guerra dei Sei Giorni a giungo del 1967, definendola “capitale unica ed indivisibile di Israele” ma la comunita’ internazionale non l’ha mai riconosciuta.<br />