Gli indipendentisti catalani non lasciano la piazza al termine di una settimana carica di tensione in Spagna. Dopo gli arresti e i rilasci di 14 componenti del governo e la decisione di Madrid di prendere il controllo delle forze di polizia, arrivano le accuse di sedizione ai leader dei movimenti che hanno organizzato le proteste della settimana scorsa.<br /><br />Il governo spagnolo giudica illegale il voto convocato il prossimo primo ottobre.<br /><br />“Non è accettabile l’abuso di potere di alcuni componenti del governo spagnolo che arriva fino alla repressione e alle accuse di reati di sedizione”, dice Jordi Sànchez, Presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana.<br /><br />La società catalana è divisa tra i favorevoli e i contrari all’indipendenza. Il partito socialista fa un appello al non voto e chiede al presidente catalano, Carles Puigdemont, di annullare il referendum perché non rispetta la legge.<br /><br />“La legge deve essere rispettata, il partito socialista difende lo stato di diritto perché è il principio della nostra convivenza – sostiene Salvador Illa, segretario del partito socialista catalano – Ma la questione catalana non si risolve con le leggi, dobbiamo risolverla politicamente”.<br /><br />A causa dell’oscuramento dei siti di informazione, sono stati aperti altri indirizzi internet all’estero. I favorevoli all’indipendenza provvedono anche a stampare il materiale informativo.<br /><br />Spunta però anche il manifesto anti-secessione: “Non siamo così ingenui da credere che l’indipendenza sia la soluzione a tutti i nostri problemi”, si legge nel documento. “Pensiamo che la politica del conflitto e i suoi leader siano parte del problema”. <br /><br />“La regione catalana si appresta alla volata finale nel pieno della crisi tra il governo spagnolo e quello di Barcellona e con manifestazioni quotidiane”, conclude l’inviata di euronews a Barcellona, Cristina Giner.<br />
