LA GIUSTA PROSPETTIVA<br /><br />Sono stata tante volte<br />girovaga di questa pianura<br />e troppe volte ho poggiato<br />l’orecchio sulla terra<br />per udirne i movimenti,<br />lo scalpiccio dei nomadi<br />che cercavano come me<br />una terra promessa.<br />Ho affondato troppe volte<br />le mie radici al terreno<br />aspettando fiduciosa<br />che arrivasse l’acqua,<br />me ne distaccavo sempre<br />secca e arida e<br />più povera di sostanza.<br />Cercavo in basso<br />suolo fertile;<br />arenaria, creta, argilla,<br />febbrile frenesia, ansietà,<br />non capivo dove,<br />quale, fosse il luogo propizio<br />e viaggiavo come un cieco<br />in cerchio, elisse impazzita<br />e ineluttabile.<br />Ho alzato le mie braccia<br />al cielo,<br />forse sono queste le membra,<br />la giusta prospettiva.<br />Rami, non radici,<br />che le nuvole accolgono<br />colme della loro pioggia.
