https://www.pupia.tv - Roma - G7 RUBRICA COOPERAZIONE. AVSI CON HAITI: 'NON DIMENTICHIAMOLA' <br />Roma, 19 mag. - Ad Haiti la situazione umanitaria non fa che aggravarsi e senza il sostegno delle organizzazioni internazionali, "la popolazione non ce la potrebbe assolutamente fare". Parola di Fiammetta Cappellini, responsabile di Fondazione Avsi ad Haiti. L'agenzia Dire la incontra a Roma, sebbene la responsabile di Avsi viva stabilmente nel Paese caraibico dal 2006. Avendo osservato coi suoi occhi la storia recente, Cappellini prova tracciare luci e ombre di un Paese preda degli scontri tra bande armate e forze di sicurezza. Queste ultime hanno perso il controllo di gran parte della capitale Port-au-Prince, dove vivano 2-3 milioni di persone sui 10 milioni totali, e questo, spiega Cappellini, ha un impatto grave sulla vita dei civili: "Il numero delle vittime di atti di violenza è elevatissimo e questo crea una situazione socio-economica gravissima, che riduce oltre la metà della popolazione alla fame. I livelli di insicurezza alimentare sono alti e vediamo tassi di malnutrizione mai registrati". Questo perché in città non entra piu cibo: le bande, come continua la cooperante, "controllano il 75% della capitale e bloccano tutte le vie d'accesso: strade nazionali, aeroporto, porto, insieme alle vie di comunicazione principali con i dipartimenti periferici; controllano anche diversi punti della frontiera con la Repubblica Dominicana". Di recente, la violenza si è anche allargata: "Cominciano a registrarsi focolai anche nelle principali città, come a Gonaives, nella zona dell'Artibonite, e questo destabilizza l'intera isola, Repubblica Dominicana compresa". Un altro effetto della crisi, è il fenomeno migratorio. "Gli haitiani", sottolinea Cappellini, "cercano con ogni mezzo di abbandonare il Paese, riversandosi nello Stato vicino oppure cercando di raggiungere il Messico, alimentando quella carovana di migranti che preme per entrare negli Stati Uniti". La cooperante evidenzia i rischi: "Si tratta di persone che non emigrano seguendo un progetto preciso, bensì per la fretta di scappare e salvarsi. Questo le rende estremamente vulnerabili e difficilmente reintegrabili nel tessuto sociale dei Paesi in cui approdano, aumentando i livelli di povertà e rendendo il fenomeno complesso da gestire anche per questi Stati". Avsi lavora ad Haiti da 25 anni, nonostante le diverse crisi che hanno caratterizzato la storia recente del Paese: "Siamo diventari una presenza importante nella capitale e nelle zone rurali del sud e del nord" spiega la responsabile. "Realizziamo 22 progetti, molto diversificati a seconda dei contesti. Nella capitale, sono in corso interventi umanitari, di protezione umanitaria delle popolazioni vulnerabili - come bambini e donne vittime di violenza - e poi lavoriamo molto sulla sicurezza alimentare e la malnutrizione". Quanto ai dipartimenti periferici, "gli interventi sono più orientati allo sviluppo agricolo, per sostenere una vita dignitos