https://www.pupia.tv - Bologna - MIGRANTI. LA DENUNCIA DI 30 DONNE AFGHANE: CI BLOCCANO ITER CITTADINANZA <br />Bologna, 28 mag. - "Da mesi viviamo nell'incertezza, senza risposte sui nostri documenti. Siamo state escluse dalla società afghana solo perchè donne, non abbiamo identità politica né sociale. Per i talebani essere donna è una vergogna. Ora mi si chiede un certificato penale da loro, ma senza uno Stato riconosciuto come possiamo ottenere documenti ufficiali?". È la surreale vicenda che racconta Mah Chehrah questa mattina davanti a Bologna e che riguarda una trentina di donne afghane residenti tra il capoluogo emiliano-romagnolo e Modena, e "solo qui, non nelle altre città". In presidio davanti alla Prefettura di Bologna, le donne afghane denunciano un vero e proprio "cortocircuito istituzionale", per colpa del quale non riescono a ottenere i documenti necessari per ottenere la cittadinanza. Arrivate in Italia con il ricongiungimento familiare tramite i loro mariti, che sono già cittadini italiani, e la richiedono dopo i due anni di residenza previsti dalla legge per le persone apolidi. Ma una falla nella procedura blocca tutto. Infatti, non riescono a ottenerli perchè gli uffici della Prefettura chiedono un "certificato penale fatto dai talebani e legalizzato dall'Ambasciata", due operazioni che "semplicemente non sono possibili". Lo sottolinea Jan Nawazi, che vive a Bologna da 18 anni, titolare del ristorante Kabulagna, noto in città come esempio di integrazione, e che fa parte dell'associazione Chehragh, nata un anno e mezzo fa e che promuove iniziative per le donne già discriminate nel loro paese d'origine. Come quella di oggi. Nawazi parla esplicitamente di "gioco contro le donne afghane, che vengono discriminate e obbligate a tornare in Afghanistan sotto la tortura dei talebani, rischiando la vita a fare questo passaggio". E anche se ci riuscissero, "chiedono una legalizzazione all'Ambasciata italiana che viene negata, perchè dicono che il governo italiano non riconosce i talebani come rappresentanza e non possono legalizzare nessun tipo di documento rilasciato da loro". Insomma, un giro "rischioso e inutile" per cui alla fine i documenti comunque non arrivano, mentre, ricorda l'attivista afghano, "fino a un anno fa andava bene anche il famoso atto notorio, che presentano i rifugiati politici e apolidi senza rappresentanza. In teoria dovrebbe andare bene anche a loro. Ma questa è una cosa che riguarda solo Bologna e Modena, in altre città non è così. Non sappiamo perchè. Vogliamo chiedere un chiarimento alla Prefettura per questo motivo". Chiarimento che richiedono circa 30 donne, di cui una quindicina solo a Bologna. Numeri destinati ad aumentare, perchè "noi afghani siamo residenti a Bologna da quasi 20 anni e la maggior parte di noi diventa cittadino italiano, solo nell'ultimo anno abbiamo 5 nuovi cittadini". Intanto, però, lo stallo continua. "Sono una donna afghana che viene da un paese che non ha conosciuto altro che dolore e soff