UNA MADRE ISRAELIANA E UNA PALESTINESE sullo stesso palco. Insieme. Raccontano la perdita dei rispettivi figli. E lanciano un appello alla pace nella loro terra. Insieme si può. È il dialogo e il confronto che deve prevalere sulle armi. Elana Kaminka è israeliana: ha perso il figlio Yannai, soldato, nell'assalto del 7 ottobre 2023. Layla al-Sheik è musulmana, di Betlemme. Anche lei ha perso il figlio, Qusay, nella seconda Intifada. <br />Si è aperta con loro la 46esima edizione del Meeting per l'Amicizia dei Popoli, a Rimini. «Siamo felici di incontrarci qui - raccontano le due donne ad askanews - perché non abbiamo la possibilità di incontrarci in Palestina e in Israele, questa è una buona occasione per diffondere il messaggio di pace e di riconciliazione a tutti, perché non vogliamo che la violenza accada anche qui, perché ci sono persone che sono a favore di Israele e persone che sono a favore della Palestina. Non vogliamo che portino il conflitto nel vostro Paese. <br />Credo che gli estremisti siano molto forti e solitamente i media danno spazio alle voci più estreme. Noi apprezziamo molto la possibilità di dare voce alla nostra testimonianza per dimostrare che non tutti aderiscono a questi estremismi. La maggior parte delle persone che incontro in Israele e in Palestina vuole una buona vita, vuole un futuro di pace, e che le voci che si sentono nei telegiornali non rappresentano la maggioranza della popolazione di entrambi i popoli». <br />Cosa pensate di ciò che sta accadendo a Gaza? «Penso che sia una delle cose peggiori accadute negli ultimi anni. La fame, le uccisioni, le uccisioni etniche in qualsiasi modo vogliate chiamarle. La cosa più incredibile è che tutto il mondo sta a guardare e nessuno fa nulla per porvi fine. E non fa intravedere alcun tipo di futuro migliore per nessuno dei due popoli. Anche gli israeliani che credono che questo renda in qualche modo il loro futuro più sicuro, non è vero. È un disastro anche per i palestinesi che lo stanno vivendo. Come israeliana, sono inorridita nel vedere bambini che soffrono e muoiono di fame. Ma questo non aiuta nessuno di noi a trovare una soluzione migliore per il nostro futuro. Sta solo peggiorando il problema. Quindi deve finire subito. Dobbiamo fermare la guerra, restituire gli ostaggi, trovare un modo per ricostruire Gaza e iniziare a pensare a ciò che vogliamo per i nostri figli e per il loro futuro».
