(askanews) - «Penso alle vittime non riconosciute, le cui storie rimangono spesso nell'ombra. Voglio che sappiate che condividiamo la stessa lotta». Sono le parole di Gisèle Pelicot subito dopo la sentenza che ha condannato il suo ex marito per averla drogata, violentata e fatta violentare, mentre era incosciente, da decine di sconosciuti per un decennio. Per questo è stato condannato a 20 anni, mentre i 50 suoi coimputati a pene che vanno dai 3 ai 20 anni. <br /> <br />[idgallery id="1946131" title="Sopravvissute agli stupri di guerra. In mostra, volti di donne coraggiose"] <br /> <br />«Questo processo è stato una prova molto difficile e in questo momento penso innanzitutto ai miei tre figli David, Caroline e Florian. Penso anche ai miei nipoti, perché sono il futuro ed è anche per loro che ho combattuto questa battaglia, così come alle mie nuore Aurore e Céline. Penso anche a tutte le altre famiglie colpite da questa tragedia», ha detto la donna diventata una eroina del femminismo per la decisione di rinunciare alla sua privacy e tenere il processo a porte aperte. <br /> <br />[idarticle id="2449835,2424976" title="«La società non banalizzi lo stupro»: la battaglia di Gisèle Pelicot per tutte le donne,Chi si deve vergognare? Gisele Pelicot sta facendo la storia della lotta alla violenza sulle donne"] <br /> <br />«Non ho mai rimpianto quella decisione. Ora ho fiducia nella nostra capacità di cogliere collettivamente un futuro in cui tutti, donne e uomini, possano vivere in armonia, con rispetto e comprensione reciproci», ha detto, aggiungendo «rispetto il tribunale e il verdetto».