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Franco Di Mare: «Ho un tumore incurabile». Poi l'attacco alla Rai: «Ripugnanti»

2025-09-09 2 Dailymotion

«Temo che vediate traccia di qualcosa (della mia malattia), questo tubicino è legato a un respiratore automatico che mi permette di respirare in modo forzato ma mi permette di essere qui». Sono strazianti le parole di Franco Di Mare, storico inviato della Rai, scrittore e conduttore televisivo, durante l'intervista a Che tempo che fa. Il giornalista deve ricorrere a un macchinario a causa della malattia che l'ha colpito: «Io mi son preso un mesotelioma, un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell’aria». <br /> <br />[idgallery id="2187157" title="Tumore: 6 strumenti per la prevenzione"] <br /> <br />Franco Di Mare ha raccontato con coraggio e grande dignità le modalità con le quali si è ammalato: «Si prende perché si respirano particelle di amianto senza rendersene conto: una fibra di amianto è 6.000 volte più piccola e leggera di un capello. Una volta liberata nell’aria non si deposita più per terra, uno la respira senza rendersi conto. Ha un tempo di conservazione lunghissima, può restare in attesa fino a 30 anni e quando si manifesta, ahimè, in genere è troppo tardi». <br /> <br />[idarticle id="1943050,1910413" title="Polmoni sani: una campagna educazionale spiega come proteggerli,Tumore al polmone: esiste uno screening per la diagnosi precoce?"] <br /> <br />Al momento non ci sono cure per debellare il male, ma il giornalista non ha perso le speranze: «Non è vero che domani non ci siano possibilità, al momento no. Stasera sono qui a festeggiare l’idea che esista una soluzione che ancora non si è scoperta ma che probabilmente verrà scoperta. Non bisogna buttarsi giù, lo dico agli ammalati di questo stesso tumore che ho io, che si può andare avanti con ragionevoli speranze che ci sia una soluzione e che non sia così lontana». <br /> <br />[idgallery id="1793031" title="Tumore al polmone: test innovativi per cure più efficaci"] <br /> <br />Una critica aspra, invece, il reporter la riserva alla Rai, azienda per cui ha lavorato tutta la vita: «(Si sono dileguati) Tutti i gruppi dirigenti, non quello attuale, ma quello precedente, quello precedente ancora. Posso capire che esistano delle ragioni di ordine legale, sindacale, ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio che è un mio diritto, i posti in cui sono stato, così potevo provare a chiedere alle associazioni di categoria cosa fare… sono spariti tutti. Se io posso arrivare a capire, e non è che lo debba fare per forza, che possono esistere ragioni legali o sindacali, quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano. Persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente Rai, sono sparite, si sono negate al telefono, a me. Come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: ripugnante». <br /> <br />Contenuti in streaming su discovery+ (www.discoveryplus.it)

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