La parola Regime è diventata l'arma politica più abusata del nostro tempo, eppure in pochi si fermano a riflettere su cosa davvero voglia dire e perché la usiamo in modo così selettivo. Regime deriva dal latino /regimen/, che significa semplicemente governare. Per secoli è stato un termine neutro, non esprimeva giudizi morali: il regime non era che un contenitore vuoto, mentre le politiche potevano essere più o meno repressive, più o meno autoritarie. Con la Rivoluzione Francese, l'idea stessa di Ancien Régime è diventata sinonimo di oppressione, tra Ottocento e Novecento il termine è stato usato sempre più spesso come sinonimo di totalitarismo, controllo militare, repressione. Sempre degli altri, però. <br />Oggi la parole Regime è svuotata di significato, una specie di passpartout ideologico buono per tutte le occasioni: uno specchio che riflette solo verso l'esterno, mai verso l'interno. Parliamo del regime di Mosca o di Pechino, mai del regime di Washington o di Londra. O dell’Italia. Il termine è diventato un'arma linguistica che delegittima automaticamente i governi stranieri proteggendo le nostre strutture di potere. Questa applicazione selettiva è sintomo di un punto cieco fondamentale nel discorso democratico. In realtà le spinte autocratiche non mancano nelle democrazie apparenti dell'Occidente. Quando aumentano le tensioni tra poteri dello Stato, quando le città vengono militarizzate con pretesti emergenziali, quando i media subiscono pressioni, queste dinamiche sfuggono misteriosamente all'etichetta di Regime se avvengono entro i nostri confini.<br />Purtroppo non è solo un gioco di parole: questo doppio standard linguistico impedisce ai cittadini di riconoscere le tendenze autoritarie nei propri sistemi di governo. Le istituzioni democratiche non collassano da un giorno all'altro, ma si erodono gradualmente attraverso piccoli compromessi, eccezioni giustificate, misure d'emergenza che poi diventano permanenti. Prima di etichettare come Regimi i governi stranieri, dovremmo valutare onestamente la salute democratica delle nostre istituzioni.
