L'articolo di Federico Berti su Medium, intitolato "Turismo di guerra o teatri della memoria? Il caso di Sderot", critica aspramente una narrativa mediatica che descrive i tour lungo il confine di Gaza, in particolare sulle colline di Sderot, come un "turismo di guerra" morboso. L'autore smonta questa tesi, sostenendo che le visite guidate offerte da varie agenzie sono prevalentemente percorsi culturali e memoriali, spesso basati sul modello della Doppia Narrazione (Dual Narrative), che coinvolge guide sia ebree che palestinesi per offrire prospettive bilanciate. Tali tour, che non sono una novità post-7 ottobre, mirano a promuovere la comprensione e l'empatia tra i turisti internazionali, visitando siti di massacri e memoriali, e l'autore li paragona alle visite ad Auschwitz o Marzabotto. Berti conclude che la narrazione del "turismo di guerra" è una forma di propaganda che distoglie l'attenzione dalle responsabilità politiche, inclusa quella dei governi occidentali che supportano la giunta Netanyahu, e invita a concentrarsi sull'obiettivo di fermare il genocidio a Gaza.
