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Ilaria Bernadini: «Il mio libro diventa un film per raccontare le donne che si sono sentite tradite dallo Stato e dalla comunità»

2025-10-15 59,649 Dailymotion

Ilaria Bernardini è una scrittrice milanese tra le più originali della narrativa contemporanea. Il suo romanzo «Amata» con cui affronta temi legati al corpo, alla maternità e alla libertà femminile è diventato il  film omonimo (prodotto da 01), diretto da Elisa Amoruso, a cui l’autrice ha collaborato anche come sceneggiatrice.«Amata» trae spunto da un suo libro basato su una storia vera accaduta a Milano, alla Mangiagalli.«Un bambino è stato lasciato in una culla termica e quello che doveva essere garantito di anonimato non lo è stato. Quindi una donna è stata inseguita, ci sono stati appelli, si è cercato di farla tornare sui suoi passi. Ovviamente sono due opere distinte: il film diventa di chi lo si affida mentre il romanzo è la sua natura originaria».C'è il rischio che possa essere considerato un film pro vita?«Tantissime delle esperienze delle donne sono sempre terreno, come dire, politico, dibattuto spessissimo dagli uomini, tra l'altro più che dalle donne. È la storia incrociata di due donne: Nunzia (Tecla Insolia) vuole abortire e  Maddalena (Miriam Leone) che vuole adottare. Nunzia vorrebbe tantissimo abortire, ma per via anche di chi incontra e della settimana a cui è arrivata (la tredicesima, ndr), questo è impossibile. È una giovane donna che non è madre e non si sente madre. Non è una scelta pro vita e non sta alla storia o questo film raccontare le scelte insindacabili, assolute e liberissime di ogni donna».Un libro sulla libertà...«Un libro sul corpo, sulla libertà, sulla maternità. Anche sulla vergogna e la colpa che ci fanno provare per il corpo, sulla maternità, sull'essere femmine».State cercando di fare un lavoro culturale.«"Una Nessuna Centomila" è la prima fondazione in Italia che si occupa di violenza sulle donne e che sta accompagnando questo film fin dall'inizio e che lo accompagnerà ancora. Sta cercando di fare un lavoro culturale sulla modificazione della violenza quotidiana, delle parole. Dire "abbandonato" invece che affidato, chiamare "madre" una giovane donna che non si sente madre. L'esperienza di una donna è costellata di solitudine e paradigmi imposti. Quindi le voci di queste due donne, Maddalena e Nunzia, sono le voci di "Una Nessuna Centomila" che, in ognuna in una maniera diversa, hai allattato o non hai allattato, di ciascuna donna che si è sentita sola e tradita dallo Stato e dalla sua comunità».

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