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Come liberarci dalla cultura patriarcale cominciando dal linguaggio quotidiano

2025-11-10 215 Dailymotion

Ci sono catene che non tintinnano, ma stringono. Sono fatte di parole. Ogni giorno, senza accorgercene, ripetiamo formule che appartengono a un mondo ormai superato, a una cultura patriarcale che continua a vivere attraverso il linguaggio. Diciamo “uomo” per intendere “umanità”, “padreterno” per nominare il divino, “lavorare come un mulo” per esprimere fatica, “essere isterica” per sminuire un’emozione. E così, a ogni parola, rinnoviamo inconsciamente un’alleanza con l’antico potere dell’archetipo maschile dominante: colui che definisce, delimita, controlla. <br /> <br />Liberarci dal patriarcato non è una battaglia esterna, è una trasformazione interiore e linguistica. Il linguaggio è il respiro della mente collettiva: cambiare il modo in cui parliamo significa cambiare il modo in cui pensiamo, amiamo, creiamo. <br /> <br />[idarticle id="2594457" title="Un uomo contro il patriarcato: ''L'anniversario'' di Andrea Bajani vince il Premio Strega 2025"] <br />Cultura patriarcale: le parole come semi <br />Nel linguaggio immaginale ogni parola è un seme: contiene un’immagine, un mito, un’intera cosmologia. Quando pronunciamo una parola, evochiamo un mondo. Dire “signora” o “signorina”, ad esempio, non è neutro: evoca il potere di un maschile che definisce la donna in base alla sua relazione con un uomo. Anche frasi innocue come “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna” o “non fare la femminuccia” conservano un retaggio di gerarchie simboliche che si sono radicate nel corpo e nella psiche collettiva. <br /> <br />La decolonizzazione del linguaggio comincia nell’intimità: nel modo in cui parliamo a noi stesse. Ogni volta che diciamo “non valgo abbastanza”, “sono troppo sensibile”, “è solo un’intuizione”, stiamo sottomettendo l’anima femminile alla logica maschile della misura, della forza e del controllo. Ma il femminile è un linguaggio circolare, non lineare. È fatto di pause, silenzi, intuizioni, immagini, gesti. <br /> <br />[idarticle id="2658040, 1651643" title="Sanae Takaichi prima ministra del Giappone: è la prima donna nella storia (e in un Paese patriarcale)"] <br />L’immersione nei boschi <br />[caption id="attachment_2637082" align="aligncenter" width="667"] Selene Calloni Williams invita a prestare attenzione alle parole che contraddistinguono la cultura patriarcale[/caption] <br /> <br />“Ogni volta che entro nel bosco, sento che le parole si ritirano come onde. Restano i suoni più antichi: il fruscio delle foglie, il respiro della terra, il canto dell’acqua. È come se il linguaggio della natura mi insegnasse di nuovo a parlare. Gli alberi non nominano, evocano. Non dicono ‘questo è un confine’, ma mostrano il modo in cui la luce si trasforma attraversandolo. In quella lingua silenziosa e viva, capisco che la parola non serve a possedere, ma a partecipare. Ogni sillaba diventa un atto di appartenenza, una foglia che cade e si lascia portare. Quando ritorno dal bosco, anche le parole umane mi sembrano più leggere, meno dure, più capaci di respirare”. <br /> <br />Questo passo ci ricorda che il linguaggio non nasce per dominare, ma per appartenere. Ritrovare la lingua del bosco, la lingua del silenzio, della reciprocità e della cura, è un modo per ricucire l’antica ferita tra parola e mondo, tra maschile e femminile. Descrivo questo meraviglioso cammino, di cui la natura è la prima e ultima Maestra, nel mio libro Shinrin Yoku, l’immersione nei boschi, in cui attraverso meditazioni e rituali indico alle donne una strada di grande respiro <br /> <br />[idarticle id="2635369" title="Selene Calloni Williams: dal dolore alla rinascita nel libro ''Diario di una Sciamana''"] <br />Il silenzio come rivoluzione <br />Nel buddhismo si dice che “la parola nasce dal silenzio e muore nel silenzio”. Il silenzio è la matrice di ogni linguaggio: è la madre delle parole. Ritornare al silenzio significa ritrovare la libertà originaria, prima che il linguaggio diventasse strumento di potere. Nel silenzio, le parole si purificano. Si spogliano delle convenzioni sociali e tornano a essere mantra: vibrazioni di verità, carezze di presenza. <br /> <br />Liberarsi dal patriarcato, allora, è imparare a parlare dal silenzio. Non per dire di meno, ma per dire da un luogo più profondo. Non per eliminare il maschile, ma per riconciliarlo con il femminile. <br /> <br />[idarticle id="2544111" title="L'Agorà di Selene Calloni Williams: «Abbracciamo la natura con il forest bathing»"] <br />Dal “dire” al “creare” <br />[idgallery id="2244165" title="Linguaggio consapevole: come imparare a usare le parole nel modo giusto"] <br /> <br />Ogni volta che trasformiamo una parola, trasformiamo il mondo. Possiamo iniziare con piccoli gesti: <br /> <br /> sostituire “uomo” con “essere umano”; <br /> dire “creatrice” invece di “autore”; <br /> riconoscere la forza delle parole intuitive, poetiche, sensuali, come veicoli di conoscenza; <br /> parlare con amore, non per dominare ma per condivi...

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