Quella a Gaza «non è una pace. E' una tregua, peraltro guerreggiata. Le bombe si sentono ancora e la situazione è la stessa di mesi fa: drammatica». A testimoniarlo è Giorgio Monti, Coordinatore medico clinica di Emergency a Gaza e medico del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, in città per qualche giorno prima di tornare alla sua missione umanitaria. «La situazione a Gaza è sostanzialmente la stessa di mesi fa- spiega, incontrando la stampa in Sala Borsa- abbiamo meno bombe nella zona umanitaria, che non significa assenza di bombe. E la situazione sul campo è la stessa: non ci sono ospedali, non c'è cibo, l'acqua è un bene prezioso. Nella nostra clinica, dove abbiamo ancora farmaci, non abbiamo garze e le stiamo tagliando in quattro per farle durare di più per le medicazioni. Quindi la situazione è ancora assolutamente drammatica». Quella in vigore dopo il cessate il fuoco, dunque, «non è una pace: è una tregua- sostiene Monti- e tra l'altro è una tregua guerreggiata. Le bombe si sentono, quotidianamente, a volte anche nell'area umanitaria. E soprattutto non si ha la più pallida idea di cosa succederà. Non si sa chi ha il comando del territorio, chi gestirà la sicurezza e la sanità, cosa succederà ai ministeri, chi farà tutte quelle cose che servono alle persone per vivere oggi». A proposito della Striscia, continua il medico bolognese, «si parla molto di ricostruzione. Ma riporto il dato di uno studio: per ogni metro quadro della Striscia di Gaza ci sono 170 chili di macerie e per liberare il territorio ci vorrebbero sei mesi, con 50 delle macchine più moderne che a Gaza non ci sono. Quindi serviranno dai due ai 20 anni per togliere le macerie. Poi bisognerà ricostruire. La situazione è davvero difficile». Oltre alle decine di migliaia di bambini, «la Striscia di Gaza ha il primato mondiale per bambini amputati- sottolinea Monti- sono oltre 4.000 quelli amputati di almeno un arto. E non ci sono strutture riabilitative. Inoltre, una persona su quattro tra i feriti ha delle sequele invalidanti e ha bisogno di supporto perché a rischio vita. Il numero dei disabili totali a Gaza è circa 60.000». La Striscia di Gaza, spiega poi il medico del Sant'Orsola, «è lunga come da Bologna a Castel San Pietro e dentro ci stanno due milioni di persone. C'è una densità abitativa che è 10 volte quella della Bolognina. Ma nelle tende, senza palazzi. L'acqua costa fino a cinque euro al litro. I bambini e le donne sono la popolazione fragile e sono a rischio vita, ma anche psicologicamente sono a rischio devastazione». Il Policlinico Sant'Orsola e l'Ausl di Bologna hanno lanciato due mesi fa la campagna «Non uno di più» a sostegno della clinica di Emergency a Gaza. Finora sono stati raccolti 41.000 euro grazie a quasi 800 donazioni: l'obiettivo è arrivare a 100.000 euro nel giro di un anno.
