Cortina d’Ampezzo, 1956. Una piccola cittadina delle Dolomiti, in un'Italia ancora contadina più che cittadina, si prepara ad ospitare la settima edizione dei Giochi Olimpici invernali: i primi organizzati in una città italiana, i primi trasmessi in televisione, i primi in cui a pronunciare il giuramento olimpico davanti alle telecamere del mondo è una donna: la sciatrice vicentina Giuliana Minuzzo. «Cortina portava già con sé una ventata di novità, che avrebbero cambiato per sempre i Giochi Olimpici invernali… e le donne erano lì, in quell’interstizio di luce che illuminava il futuro dello sport. Poche, ma determinate a scrivere la loro pagina di storia». Così scrivono Antonella Stelitano e Adriana Balzarini nel libro Le donne di Cortina 1956. Tra le montagne e i riflettori, le donne erano presenti in ogni ruolo: non solo atlete, ma anche giudici, giornaliste, allenatrici, traduttrici e persino tedofore, pronte a lasciare un segno indelebile con talento e determinazione. <br />[idgallery id="2375891" title="Cento anni di donne alle Olimpiadi"] <br /> <br />Cortina 1956: un laboratorio di modernità <br />Quella settima Olimpiade invernale fu per l’Italia un laboratorio di modernità: una vetrina del nuovo benessere nazionale e una finestra sull’Europa in trasformazione. In questo contesto, la presenza femminile assume un significato culturale e sociale più ampio: donne capaci di innovare, guidare e ispirare, sia dentro che fuori dalle piste. Nel libro Le donne di Cortina 1956, le autrici sostengono che su 924 atleti, le donne erano solo 132, circa il 15,8% del totale. Poche, ma presenti. Sciatrici di fondo e di discesa libera, non solo pattinatrici. <br />[idarticle id="2680126" title="Milano Cortina: parte il viaggio italiano della Fiamma Olimpica, un percorso tra sport, musica e condivisione"] <br /> <br />Sophia Loren, la madrina di Cortina '56 <br />Solitamente le Olimpiadi non hanno un madrina, ma quell'anno si: fu Sophia Loren. L’attrice divenne simbolo di mondanità e di tutte quelle donne che si stavano prendendo il loro spazio nel mondo dello sport. La sua presenza sosteneva quella delle altre e lanciava un messaggio chiaro: ecco le donne di Cortina d’Ampezzo, ci sono, esistono e lasciano il segno. Settant’anni dopo, mentre l’Italia si prepara a ospitare nuovamente le Olimpiadi con Milano-Cortina 2026, è il momento perfetto per guardare indietro e celebrare quelle donne che, allora come oggi, hanno scritto pagine indelebili nella storia dello sport e della cultura olimpica. <br />[idgallery id="605367" title="Sophia Loren, storia della diva italiana per eccellenza"] <br /> <br />Giuliana Minuzzo, pioniera sugli sci <br />Di origini vicentine, Giuliana Minuzzo rappresenta l’orgoglio nazionale e l’emancipazione femminile nello sport. La prima donna a pronunciare il giuramento olimpico. Sugli sci, si distingue all'epoca per tecnica, velocità e determinazione, conquistando un posto tra le migliori atlete italiane del tempo. Minuzzo si mise in luce giovanissima agli assoluti femminili del 1949, arrivando terza in discesa libera. La sua figura è simbolo di come le donne sapessero farsi spazio in un mondo sportivo ancora fortemente maschile e divenne fonte di ispirazione per tutte le generazioni successive. <br />[idarticle id="2375972" title="Atlete alle Olimpiadi, cent' anni di sfide"] <br /> <br />Alberta Vianello, l’unica tedofora <br />Tra le figure femminili che hanno lasciato il segno a Cortina 1956, spicca sicuramente anche Alberta Vianello, unica donna a portare la fiaccola olimpica sui pattini. Atleta di talento nel pattinaggio a rotelle, Vianello trasformò un gesto simbolico in un momento di grande visibilità per le donne nello sport. Alberta Vianello incarna lo spirito di tutte le donne di Cortina che, spesso invisibili sui giornali dell'epoca, contribuirono in modo concreto e creativo al successo dei Giochi. La sua figura resta simbolo di determinazione, eleganza e coraggio.
