L’assunzione di responsabilità individuale che diventa un atto collettivo, la capacità di essere una piccola onda in una marea che non si arrende alla desertificazione umana e sociale. «Nel nido dei serpenti», il nuovo fumetto di Zerocalcare edito da Bao Publishing e Momo Edizioni, è probabilmente l’opera più politica del fumettista. Il volume documenta, con un tono quasi giornalistico, le vicende che ruotano intorno al processo agli antifascisti e alle antifasciste accusati degli attacchi ai neonazisti durante il cosiddetto giorno dell'Onore a Budapest. Zerocalcare racconta i fatti con uno sguardo che unisce cronaca e vissuto personale: non si limita a riportare date e testimonianze, ma restituisce al lettore tutte le emozioni e le paure connesse a questa vicenda. L’autore ha reso esplicita la natura politica e solidale del progetto: una parte dei proventi sarà devoluta alle spese legali degli imputati di questo processo. Il cuore del fumetto è l’idea di responsabilità, la necessità di essere tutti - nei limiti delle proprie possibilità - parte di un processo di cambiamento. «Nella vita di tutti i giorni ognuno si può assumere delle responsabilità anche veramente piccole, a nessuno viene chiesto il gesto eclatante o di rischiare venti anni di galera per i propri ideali. Io penso che se il tuo compagno di banco dice una mostruosità verso un alunno nuovo, se il tuo collega commentando una notizia dice una cosa aberrante non devi rimanere in silenzio. È l’unico modo perché le persone acquistino la vergogna di quello che stanno dicendo». Gesti di reazione che possono fare molto rumore: come la decisione di Zerocalcare di non prendere parte a Più Libri Più Liberi per la presenza di una casa editrice di stampo nazista e fascista. «Nel ruolo che ho, dire che non vado in un luogo dove ci sono persone che hanno idee aberranti è una mia personalissima assunzione di responsabilità. È chiaro che lo faccio da una posizione di privilegio, non tutti possono permetterselo, perché c’è chi per una fiera lavora tutto l’anno o spera di ricavare in quel contesto metà del fatturato annuo. Non penso che la mia soluzione sia l’unica possibile, rispetto anche chi ha deciso comunque di andare e far sentire la propria voce. L’importante è camminare insieme».
